mercoledì 13 febbraio 2008

La nota sbagliata

C'era una volta una nota molto breve, credo si trattasse di una semicroma, che se ne stava tranquilla tranquilla nel suo pentagramma. Tuttavia, nonostante si trovasse in casa di un famoso musicista, non era mai stata suonata. Il famoso musicista l'aveva scritta velocemente, forse con poca attenzione e la piccola nota era sbagliata; non andava d'accordo con le sue vicine di posto con le quali ogni giorno si scontrava e litigava. Lei ci provava ad essere gentile ed educata ma nessuno voleva starle vicino. Un giorno qualunque (nulla di particolare, nè festa nè fine del mondo) il pentagramma venne aperto, la luce che filtrava dalle pagine fece stringere gli occhi a tutte le note, le pause e le chiavi, e la musica iniziò. Un dolce suono che per così tanto tempo aveva aspettato di essere udito si fece strada tra le corde del pianoforte, ogni nota dava il meglio di sè in quello che sarebbe potuto essere il primo ed ultimo istante di esistenza della loro vita. Ad un tratto una pausa. Un errore. Un silenzio imbarazzato attorno alla piccola nota. Un occhio inquisitore le si avvicinò, una matita nemmemo troppo appuntita con un gesto sprezzante la marchiò e la sua vicina divenendo più grande prese anche il suo posto. La piccola nota era morta ma ebbe la possibilità di sentire l'intera opera mai sentita prima, che senza di lei era pura poesia.

martedì 29 maggio 2007

L'omino con il cappello buffo

C'era una volta un piccolo uomo che portava sempre un cappello buffo e aveva un grande sogno nella testa.
Questo sogno non l'aveva confidato mai a nessuno, nemmeno al suo migliore amico, e qualcuno pensava che tenesse sempre in testa quel cappello per non fare volare via il suo sogno.
Ogni mattina l'omino si alzava presto, si preparava e andava in giro per la città pensando a grandi cose.
Un giorno però la gente del posto cominiciò a vociferare. Si diceva che l'omino stesse per realizzare il suo sogno. Dopo qualche tempo tutti si affacciavano alle finestre al suo passaggio, nell'attesa che arrivasse il grande evento.
L'omino iniziò a preoccuparsi per tutta quell'attenzione che non si spiegava, la gente lo osservava e mormorava con i vicini, i conoscenti e persino con gli sconosciuti.
Quando arrivava a sera l'omino tornava a casa e pensava. Proprio non capiva cosa stesse accadendo.
Ogni sera era sempre più confuso, ogni mattina era quasi spaventato.
L'omino iniziò a pensare che la causa di tutto fosse il suo cappello. Proprio quel suo cappello buffo. L'omino passò una notte intera a riflettere e la mattina seguente, uscendo di casa, si tolse il cappello.
E il sogno volò via.

venerdì 25 maggio 2007

Una mattina

Un giorno un bambino si svegliò in una casa che non aveva mai visto prima. La signora che gli sorrise appena aprì gli occhi, nemmeno lei l'aveva mai vista prima. Era strano, spaventoso. Ma quando arrivò a sera il bambino si era già dimenticato di non essere a casa sua, si era già dimenticato qualsiasi cosa avesse fatto prima. Era una nuova vita, l'inizio di una nuova notte.

Il cactus

C'era una volta un cactus. Era tra migliaia di cactus. Non riusciva a vedere nient'altro che cactus verdi e spinosi come lui. E a lui piaceva essere uguale agli altri. Un giorno iniziò a piovere. Piovve, piovve per giorni e giorni. Il cactus stette male e cominciò a marcire, ma gli altri cactus non marcivano come lui. E non capiva perchè. Non poteva chiederlo; i cactus non parlano molto. Intanto continuava a marcire, giorno dopo giorno, notte dopo notte. Il cactus pensava alle sue spine marce e al suo corpo molle, non pensando davvero al perchè lui marciva e gli altri no.
Il cactus morì, al suo posto nacque un altro cactus.